Tutto ebbe inizio il 27 Ottobre 1986, quando Giovanni Paolo II riunì ad Assisi i rappresentanti di tutte le grandi religioni del mondo per pregare insieme per il dono della pace. Il 4 ottobre dello stesso anno i giovani di Azione Cattolica si riunirono in preparazione a quell’evento, come pellegrini di pace.
Quest’anno in occasione del 25° anniversario dello storico incontro, Benedetto XVI si recherà pellegrino nella città di San Francesco il 27 ottobre prossimo per una giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace nel mondo. I Giovani di AC, un mese prima dall’incontro ufficiale, hanno voluto di nuovo esprimere la loro vicinanza al Santo Padre con due giorni di pellegrinaggio-incontro dal tema «Tracce di Pace – Giovani di Ac per un cammino di libertà», sempre ad Assisi. Anche cinque giovani di Ac della nostra diocesi hanno partecipato a questo evento, insieme a ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia, portando così un segno concreto del nostro impegno alla causa della pace e del dialogo interreligioso.
Due giorni intensi, il 24 e il 25 Settembre, diventati due veri e propri «laboratori di pace» scanditi da diversi momenti di riflessione, preghiera e condivisione.
Momenti in cui sono intervenuti S.E. card. Jean-Louis Tauran, Cardinale Presidente del Consiglio Pontificio per il dialogo interreligioso; Padre Pierbattista, Custode della Terra Santa; Prof. Franco Miano, Presidente nazionale di Ac; Marco Iasevoli, giornalista di Avvenire e già Vicepresidente Giovani di Ac e molti altri.Oggi più che mai, sono i giovani coloro che sono chiamati a un ruolo attivo nella costruzione della pace, ad avere una continuità dell’impegno e ad essere testimoni credibili agli occhi del mondo. Questo il messaggio di speranza e di impegno concreto ai giovani di qualsiasi credo e cultura. Il giovane che ha sogni veri nel cassetto, che sa osare ancora, che ha il coraggio di fare pacifica opposizione e che è libero di incontrare l’altro senza pregiudizi accogliendolo, deve saper riconoscere la dignità dell’essere umano anche laddove essa è negata e cercare verità e giustizia laddove vengono nascoste.
Un giovane cristiano di Gerusalemme, rappresentante del Fiac (Forum Internazionale Azione Cattolica) in una lettera di saluto ha scritto: «Essere cristiani oggi è una missione, un dovere che fa la differenza e ci impegna ad essere costruttori di pace nel mondo. La costruzione della pace può sussistere se Dio è in noi, una volta che l’Amore è in noi, amare gli altri è semplice, perché Dio è l’essenza stessa dell’Amore».
La pace non può più essere delegata ai potenti, sottomessi alle logiche del denaro e del privilegio. I semi di pace devono sbocciare tra gli uomini di buona volontà della società civile (laica e cattolica). Per mandare segnali di pace bisogna andare al di là degli ostacoli del cuore, rispondere a questa causa con ogni fibra del nostro corpo, perché la via della pace non si percorre né con la guerra né con la pacificazione temporanea ma solo con la pace. Benedetto XVI ha detto: «Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio», questa frase del Santo Padre che è stata spunto di riflessione per queste due giornate, deve essere di sprono per operare in ognuno di noi quel piccolo grande cambiamento nella società odierna verso il riconoscimento del rispetto della vita e della dignità umana nel segno della pace.
Sara Gigli
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